La Xylella Fastidiosa è un batterio che è stato segnalato per la prima volta nel 2008 in Salento e ad oggi siamo ancora lontani dal vederlo debellato. Al contrario è notizia di pochi giorni fa che è stata rivelata la presenza della Xylella anche a Triggiano, nel barese. L’Osservatorio fitosanitario della Regione Puglia, il 23 giugno ha diramato la notizia che anche nella provincia brindisina e nel tarantino si sono trovati alberi contagiati dal batterio. La Xylella è trasportata da un insetto originario del Costa Rica, la sputacchina. Basta che questo insetto si nutra di materiale vegetale infetto per rimanerne contagiato e da qui diffonde il batterio ad altre piante sane. Dalla ricerca dell’Università Gabriele D’Annunzio di Pescara e Chieti potrebbe arrivare la speranza che farebbe intravedere la luce in fondo al tunnel. Si tratterebbe di un nuovo nanomateriale, l’Argirium SUNc, disponibile in soluzione acquosa che sarebbe risultato efficace contro la Xylella. Guardando con ottimismo al ritrovato degli scienziati abruzzesi, vediamo però cosa ne è stato degli ulivi infetti.

Con il legno d’ulivo con la Xylella, ecco i progetti design

Secondo stime autorevoli si conta che gli alberi contagiati dal 2008 siano ad oggi 21 milioni. Il mondo del design si sta mobilitando per dare nuova vita al legno colpito da Xylella. Già nel 2021 all’evento-concorso Agorà Design erano stati presentati dei progetti per il riutilizzo del legno degli ulivi colpiti dal batterio killer. Una nuova prospettiva potrebbe inoltre arrivare dalla start up trentina Vaia. L’azienda ha alle spalle una storia di successo avendo dato nuova vita agli abeti e alberi abbattuti dalla tempesta Vaia tramite la produzione artigianale di cubi amplificatori sonori. Anche per il legno degli ulivi colpiti da Xylella si intravede la possibilità di reimpiego e trasformazione in oggetti di uso comune. Ad oggi sono allo studio dei prototipi con un team di studenti, essendo l’ulivo un legno ostico e duro da lavorare.

La produzione di pellet con il legno colpito dalla Xylella

Gli ulivi millenari rinsecchiti e ormai privi di vita potrebbero costituire una nuova risorsa per l’approvvigionamento termico e soprattutto una fonte di reddito per gli olivicoltori messi in ginocchio dal micidiale batterio. Pellet o cippato sono le nuove possibilità per ridare un impiego alle coltivazioni ormai perdute. La cooperativa agricola Ital Bio Energy si è, ad esempio, specializzata nell’estirpare gli ulivi senza vita e ridurli in cippato alimentando diverse centrali a biomasse. Il legno d’ulivo è infatti un legno molto duro e utilizzarlo una volta che è stato contagiato dalla Xylella non è facile. Altre aziende però si sono reinventate come le imprese che pellettizavano gli scarti di potatura degli ulivi come quella dei fratelli Sicuro di Lecce. Il legno a disposizione è davvero una grande quantità e la riduzione in pellet potrebbe costituire una nuova possibilità di reddito. Gli scarti di potatura solitamente si bruciano in campo producendo diossina e causando un danno ambientale. La trasformazione in pellet è un’ottima alternativa, verificato anche l’ottimo potere calorifico del legno d’ulivo.
Si auspica quindi che venga trovata una soluzione definitiva al problema Xylella e nel frattempo che siano intrapresi progetti di piantagione di nuovi olivi.
Rimani sempre aggiornato sulle novità del settore agricolo visitando il nostro blog e lo shop Tecniverde.

Potrebbe interessarti anche: “Cos’è la pacciamatura e a cosa serve oltre a combattere le erbacce dell’orto

Condividi